Eravamo sotto l'arcata di un classico vecchio portone Brussellese, gli affreschi sotto la volta, piu’ in la una loggia di colonne in sinuoso stile Art Nouveau, l'immancabile vento e una Harley parcheggiata al mio fianco.
Eggià, il mio vecchio proprietario (un architetto fiammingo che mastica
l'italiano) mi ha soppiantato con "quellallà".
Da qualche minuto il cielo ha smesso timidamente di piangere.
Il portone si apre.
L'altro, il "nuovo", una specie di orso con gli occhi vispi mi
nota subito e, con mio stupore nonostante la Harley, non ha occhi che per me.
Li sento che parlottano in uno strano Italiano, convenevoli.
In teoria, comprare qualcosa quando ne hai bisogno o la vuoi intensamente,
specie se di seconda mano, è il miglior momento per fare un cattivo affare. Un
pò come quando vai a fare la spesa affamato (ci sono andato poi spesso con
l'altro).
Nelle telefonate che hanno preceduto l'incontro "l'altro" aveva già fatto i primi controlli che si fanno di rito quando compri qualcosa di usato:
Perchè la vende, dove e' stato custodito il mezzo, quanti anni e chilometri ha, perchè la vende di nuovo (si perchè un pò come gli avvocati se rifai la stessa domanda varie volte e la risposta cambia allora c'è qualcosa di losco sotto).
Dopo i convenevoli di cui sopra ed i controlli tra libretto e numeri di
telaio, ha cominciato a scrutarmi in cerca di macchie d’olio, segni di
sbavature intorno ai carter, segni di ruggine e di ammaccature, usura delle
plastiche e dei gommini.
All’epoca pensavo che avesse fatto un controllo piu’ che minuzioso.
Non sapevo ci fosse una sorta di prontuario a cui attenersi per il
controllo pre-acquisto di un mezzo usato.
(A tal proposito aggiungo il link di un “tizio” che “l’altro” mi ha fatto conoscere in seguito, simpatico, chiaro, esaustivo e competente:
https://www.sonoinofficina.com/cosa-controllare-prima-di-acquistare-una-vespa-usata )
Ed invece no, Lui aveva fatto un controllo tutto sommato blando.
Io non ero messo male, certo non ero piu’ come mamma m’ha fatto, ma tutto
sommato potevo dire la mia. Nonostante avessi 7 anni, contavo solo 3700 km.
Pochini in base alla media km per anno in Italia, ma quasi onesti per una
nazione dove piove 376 giorni all’anno.
Giunse il momento fatidico della prova voce.
Gira la chiave, colpo di pedale.. cazzo vuole questo. Lo starter tonto, lo
starter.
Si rese conto della “mancanza”.
(Mi confidò poi che l’ultima Vespa che aveva guidato era una Pk50xl (Peppa)
circa 15 anni prima).
Lo starter: Per chi non lo sapesse, tirando fuori il pomello si agisce su
una piastrina che CHIUDE il condotto dell'aria normalmente aperto, favorendo
l'apporto di sola benzina nella miscela aria/benzina normalmente utilizzata, e
facilitando così l'accensione.
Ricordatosi dei tempi andati, chiave, starter, pedale.. ..partito.
(Poi gli ho confessato che ho anche una accensione elettronica, con
motorino e pulsante.. ‘stardo)
Essì, il mio suono è diverso.
Non perchè non sono la Pk di 15 anni prima, non perche’ sono 125, ne perchè
Lui ha dimenticato il suono di una Vespa.
Perchè sono un 4 tempi.
Un Vespone LmL Star Delux 125 4t.
Dapprima confuso, poi un paio di colpi di gas leggeri per farmi prendere
qualche giro e riscaldarmi.
Buon segno, non e’ uno di quei buzzurri che a freddo sgasano come dannati,
olio freddo, poca viscosità, maggiore resistenza allo scorrimento che determina
un aumento della pressione nel circuito.. e poi ..crack.
(La miglior cosa da fare è partire dopo una ventina di secondi dall’avviamento
a freddo, procedere andandoci piano con l’apertura del gas e cambiando le marce
in modo da mantenere il motore a basso regime. Mano a mano che il motore si
scalda si potrà poi dare gas).
Monta su, incerto innesta la prima.
Comprende dove stacca la frizione con un paio di finte partenze e poi si
va, senza esagerare ci si scambiano informazioni.
Gli faccio capire che non sono di certo una moto, ma che in spazi angusti e
brevi tratti ho un discreto carattere, se poi chi mi guida è relativamente
“stronzo” con il freno a disco anteriore e con un motore centrato che
distribuisce meglio i pesi, ci si può divertire.
Dal suo canto Lui, dopo i primi metri mi fa capire che non e’ un pivello,
qualche chilometro con quella Pk lo ha macinato, curve strette, andatura allegra,
slalom efficaci e puntuali.
Cazzo ci sarà da “ballare”. Io ci sto, speriamo si accordino per la vil
pecunia.
Si ritorna al portone con annesso affresco e ruggine sui cardini, Lui
scompare su una rampa di scale con l’architetto.
Mi soffermo nell’attesa del mio futuro a rimirare le mura che per qualche
tempo mi hanno tenuto al coperto. So per certo che questo palazzo non è frutto
della matita visionaria di Victor Horta, ma probabilmente è figlio di qualche
seguace che si sarà ispirato all' Hotel Tassel (patrimonio mondiale
dell'umanità dell' UNESCO dal 2000), che costruito nel 1893 ha dato origine all’Art
Nouveau.
(Questo me lo ha detto Lui, indicandomi anche un link
https://archiuniorchiarabenvenuti.wordpress.com/2017/05/22/hotel-tassel-victor-horta/ ).
Eccolo, ha un sorriso enorme ed un po di fogli nelle mani.
Scende le scale tre per volta, sembra stia per cadere ad ogni saltello, si
blocca davanti a me distogliendomi dai voli pindarici su Horta.
Mi da un bacio sul faro, gira la chiave, pedivella e stavolta senza starter
il mio motore comincia a girare all’unisono col suo cuore.
Nel mentre, dalle scale dove l’architetto sorridente ci saluta , si sente una parola questa volta ben scandita in Italiano che sarà il preludio al nostro futuro: GODITELO.
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