Dulcinea del Toboso è quindi un personaggio
del romanzo spagnolo di Miguel de Cervantes Saavedra, “Don Chisciotte della
Mancia” (El Ingenioso Hidalgo Don Quijote
de la Mancha). Pubblicato in due volumi (1605 e 1615) è la più influente
opera del Siglo de Oro e dell'intero
canone letterario spagnolo.
Dulcinea però, è anche il nome che Santiago e Antonio hanno
dato alla loro Vespa.
"Durante i nostri
viaggi all’estero, abbiamo spesso sentito dire da inglesi, francesi o italiani
che gli spagnoli viaggiano poco. Dopo aver visto “Il giro del mondo in 80
giorni al cinema” (di Michael Anderson del 1956 tratto dall’omonimo romanzo di
Giulio Verne), abbiamo trasformato questo fastidiosa diceria in una sfida: Lo
faremo, ma con un giorno in meno. Ad Albacete, pensavano che fossimo
matti".
Due anni e mezzo dopo, il 25 luglio 1962 partono da Madrid a
bordo di una Vespa 150 S (motore: monocilindrico a due tempi. Alesaggio: 57 mm.
Corsa: 57 mm. Cilindrata: 145,45 cc. Velocità massima: 87 km/h. Sospensioni:
con molla elicoidale ed ammortizzatore idraulico su entrambe le ruote. Freni: a
tamburo. Pneumatici: 3,50 – 8), Dulcinea, prodotta dalla spagnola Moto Vespa
(sotto licenza Piaggio), per l’ “Operazione Elcano” (in onore dello spagnolo Juan
Sebastián Elcano primo europeo a circumnavigare il mondo); compiere il giro del
mondo in 79 giorni.
“In Spagna non c'era
l’ambasciata Afghana e la documentazione necessaria per il viaggio doveva essere
gestita tramite la sua ambasciata a Roma o direttamente presso il Ministero
degli Affari Esteri a Kabul. Ci sono voluti diversi mesi per avere il materiale
cartografico più elementare”.
Il progetto ha cominciato a prendere corpo e ad acquisire un
certo peso sociale e mediatico, un modo per pubblicizzare positivamente il nome
della Spagna all'estero, in un momento in cui questo paese non ha una buona
immagine a causa della dittatura franchista. “Quando era appena nata l' Organizzazione Giovanile Spagnola , abbiamo
avviato un progetto il cui obiettivo era partecipare attivamente ai compiti
collettivi che hanno influenzato il nostro ambiente. Siamo intensamente
coinvolti nelle attività della nostra epoca, sportive, culturali, sociali. Studenti
inquieti all’ultimo anno del Liceo di Albacete. Conseguenza della Spagna che
vivevamo, quella della Seat 600, della Vespa e della Montesa; la Spagna della
scarsità di lavoro e della mancanza di mezzi, dell'emigrazione e delle
difficoltà economiche. Una Spagna che aveva bisogno della collaborazione di
tutti".
Fu scelta la Vespa, uno scooter assemblato anche in Spagna,
conosciuto ed esportato in tutto il mondo; per la capacità di trasportare i 347
kg complessivi (bagaglio, mezzo e uomini) e per la grande diffusione e l’enorme
rete vendita che facilita la reperibilità di ricambi qualora fosse necessario. “L’amico di un amico” ha potuto
contattare Paola Antonelli Piaggo, moglie di Enrico titolare del marchio Vespa,
è così arrivata la sponsorizzazione dalla Moto Vespa impegnatasi, tramite il
proprio concessionario di Albacete, a fornire una nuovissima Vespa 150 S e si è
fatta carico dell'assistenza tecnica e della preparazione di Santiago e Antonio
che, per un mese e mezzo, hanno riparato i modelli imperfetti usciti della
catena di produzione; imparando a risolvere gli eventuali problemi meccanici
durante il viaggio.
Poichè i costi dei collegamenti aerei (Calcutta-San Francisco, New York-Londra) sono troppo alti, si sono rivolti al comando aereo americano presso la base congiunta di Torrejón ottenendo l’autorizzazione ad utilizzare gli aerei da trasporto: “ma nel Maggio del 61, a due mesi dalla partenza, è stato dichiarato il blocco di Berlino e lo stato di allerta nelle basi americane con la sospensione dei voli del personale. Abbiamo dovuto rimandare il viaggio di un anno".
"Io sono Dalí,
dimmi".
“Ci dice che è molto
emozionato perché non ha mai dipinto una moto e chiede di portargliela.
Arrivare su quella rupe e poi fino allo studio (a Cadaquez) è stata un' odissea.
[...] Dipinse sullle scocche laterali una croce, una spada, una corona. Così
passammo tre giorni con il genio”. (Dipinse anche il suo nome e quello di
Gala, compagna e sua musa ispiratrice). In seguito Salvator Dalì dichiara di
aver firmato la Vespa non solo in quanto mezzo di trasporto ma soprattutto come
simbolo di mobilità e di libertà.
Dopo l’incontro col Papa proseguono per Brindisi, porto dove
hanno una nave per Atene. La nave, partita senza preavviso e prima dell'orario
previsto li costringe a ripiegare su Patrasso per entrare in Grecia e passando
poi da Atene in direzione Istanbul.
“Da Atene abbiamo
iniziato a notare il cambiamento. La rotta per Istanbul ci ha abituato
gradualmente a un'altra civiltà, eravamo in Oriente. Attraversando il Bosforo,
l'Europa è rimasta indietro. Stavamo iniziando la fase difficile del viaggio
[...] Pensa, senti e prega in modo diverso. Una sensazione simile a quella che
proviamo ad Hong Kong e a San Francisco, anche se lì l'impronta dell'Europa è
chiara. La California profuma di Europa. C'è qualcosa che siamo riusciti a
vedere dopo aver viaggiato in 12 paesi, città per città, con culture, razze e
religioni diverse. Europa, Asia e America abbiamo scoperto che hanno tutte lo
stesso denominatore comune: il sorriso e lo sguardo ci sembravano uguali”.
“Sulle strade,
l'asfalto è un'eccezione. Abbiamo dovuto percorrere quasi 9.500 km tra deserti,
catene montuose, giungle con zone umide nella stagione delle piogge monsoniche,
strade che in molti casi corrispondevano al tracciato delle vecchie rotte
carovaniere utilizzate da Alessandro Magno, all'epoca delle grandi invasioni,
2500 anni fa, come il Passo Khyber, tra Afghanistan e Pakistan, ai piedi
dell'Himalaya”.
Superato il passo, vicino a Rawalpindi, capitale del
Pakistan in quel periodo, la Vespa ha un problema elettrico che causa un
ritardo di 10 giorni. Anche in questa circostanza l’ospitalità e la gentilezza
sono fondamentali per poter proseguire il viaggio. “In Pakistan, come prima in altri paesi, la gentilezza e il senso di
ospitalità sono stati dimostrati innumerevoli volte. Noi, viaggiando a migliaia
di chilometri dalla Spagna, avevamo bisogno di trovare amici e cercavamo
affetto nelle persone con cui abbiamo avuto a che fare. I nostri interlocutori
hanno preso coscienza del nostro problema e hanno ricambiato con lo stesso
sincero affetto. L'ospitalità è un valore dell'essere umano che, quando è
ricercato con sincerità e pulizia, si ritrova sempre. E lo abbiamo verificato
in prima persona”.
Risolto il problema elettrico, attraversano tutta l’India
arrivando a Calcutta dove con un aereo della britannica BOAC (British Overseas
Airways Corporation) puntano verso Kuala Lumpur.
“Ad un pranzo,
all'Ambasciata di Spagna a Nuova Delhi, abbiamo raccontato le nostre avventure
e dalle labbra di una signora indiana abbiamo sentito il complimento più bello di
tutto il nostro viaggio: «Dopo averti incontrato, ho capito come potevano
essere stati solo gli spagnoli ad armare le navi per la conquista del Nuovo
Mondo».
Inizialmente, il loro itinerario prevede una sosta a Manila
(Filippine), ma a causa del ritardo accumulato, cambiano percorso. Da Kuala
Lumpur fanno una breve sosta a Singapore, poi è la volta nell’ordine di Hong
Kong (in quel periodo ancora colonia britannica indipendente della Cina), Tokyo
e Honolulu nelle Haway per poi sbarcare il 24 settembre negli USA, a San
Francisco.
“A Singapore e Hong
Kong siamo rimasti solo poche ore, abbastanza per fare una passeggiata per la città,
una conferenza stampa con i giornalisti e goderci la compagnia di alcune
hostess che ci hanno mostrato come vive l'Oriente. A Tokyo e Honolulu lo scalo
è stato ancora più breve”.
Da San Francisco il viaggio riprende via terra attraverso il
nord America, seguendo l’intestatale 80 (la seconda autostrada più lunga degli
USA). “Fino a New York abbiamo percorso
5.600 km. Avremmo dovuto prendere l'aereo l'8 ottobre per rispettare il
programma previsto. C'è stato un giorno in cui abbiamo superato i 1.000 km in
Vespa. Ciò significava 16 ore in sella. California, Nevada, Ohio, Pennsylvania,
Maryland, New York ... tutto in 14 giorni”.
“Le strade e le
autostrade erano impressionanti, ma ci siamo dovuti abituare all'intensità del
traffico, alla velocità e alla segnaletica che a volte ci rendeva troppo
difficile uscire dalle città. La Vespa non ha la velocità minima consentita per
la circolazione su alcune autostrade. Negli Stati Uniti tutto era diverso.
L'uomo è più piccolo. La vita è vissuta più velocemente. Un residente spagnolo
lì da molti anni, ci ha detto: "Gli americani vivono la vita più
intensamente, ma in Spagna la viviamo meglio".
“Atterrati a Londra l'arrivo
della Vespa all'aeroporto ha fatto scalpore in dogana, molti giornalisti e
fotografi hanno testimoniato il nostro arrivo. Dall'ambasciata hanno confermato
i biglietti per il traghetto. Abbiamo viaggiato con molta nebbia e dormito a
Dover”. Entrano in Francia direzione Amiens dove visitano il monumento a
Giulio Verne. "Abbiamo dedicato una
preghiera a chi con la sua fantasia ha contribuito a risvegliare la nostra,
motivando l'avventura che stavamo per concludere”.
Rientrano a Madrid il 12 ottobre 1962, giorno della “Virgen del Pilar”, altra festa
nazionale spagnola, riuscendo a fare il giro del mondo nel tempo record di 79
giorni. (Come Phileas Fogg, hanno guadagnato un giorno viaggiando verso est e
attraversando la linea del cambio data internazionale).
“A Parigi, l'11
ottobre, alle cinque del mattino, stavamo riparando un ammortizzatore alla luce
di un lampione sotto lo sguardo di due gendarmi. Abbiamo fatto il viaggio
Parigi-Madrid in 30 ore. Abbiamo spinto al massimo la Vespa e la nostra
resistenza, ma bisognava farlo. Il 12 ottobre , alle 12, siamo arrivati alla
sede della Delegazione Nazionale Giovanile , davanti al Capo Nazionale
dell'Organizzazione Giovanile Spagnola”.
I due amici hanno viaggiato in 12 paesi, per circa 40.000
km, di cui 18.937 in Vespa, su strade asfaltate, sterrate, ciottoli, montagne e
deserto, compiendo un’impresa che dimostra di quali grandi cose sono capaci gli
spagnoli quando si prefissano un obiettivo; soprattutto pensando a quella
Spagna e al mondo in quel momento, con una tale carenza di informazioni e
mappe. La storia e la forza di due grandi amici che con perseveranza e tenacia
hanno reso un sogno, possibile e reale.
Ritrovata e restaurata (senza però toccare le parti decorate
da Dalì), la Vespa attira rapidamente l'interesse di vari musei. Dopo una prima
uscita nell'estate del 1999 al raduno annuale Eurovespa, a Girona in Spagna, Dulcinea
viene esposta alla mostra “The Art of Motorcycle” con la quale il Guggenheim
Museum di New York inaugura il suo museo di Bilbao. L'ultima uscita della “Vespa
Dalì” è nel 2000 a Londra per la mostra VespArt. Successivamente, le otto Vespa
della mostra decorate da otto celebrità britanniche sono messe all'asta per
beneficenza da Sotheby's.
Attualmente "Dulcinea" non solo è la protagonista
di uno dei viaggi piu’ intrepidi fatti con una Vespa, ma è considerata a tutti
gli effetti un'opera d'arte firmata da Salvador Dalí, rendendola lo scooter
piu’ prezioso al mondo.
“Il vero sacrificio
del viaggio è stato fondamentalmente nella velocità. Il non potersi
intrattenere in paesi e città che potremmo non essere in grado di visitare di
nuovo. I 79 giorni non consentivano molto altro”.
"Santiago è morto
in piena giovinezza, nel 1972, e io sono morto a metà con lui. Quanto è vero,
quando un amico se ne va, qualcosa ti muore nell'anima”. Antonio Veciana