Sestri Levante è un comune ligure con 18.000 abitanti che si affaccia sul golfo del Tigullio. Per la sua conformazione geografica é definita la "città dei due mari", non a caso, il centro storico si affaccia su due baie, quella delle Favole (nome attribuito da Hans Christian Andersen) e quella del Silenzio.
- Il luogo che ti è rimasto nel cuore?
“ La baia del Silenzio di Sestri, quando sono ritornato a casa dal viaggio in Australia”.
Oggi ho avuto il piacere di poter discorrere per ore con Fabio Salini, un Viaggiatore sui generis. Nelle sue parole non ci sono visioni ascetiche di viaggi fatti per trovare la pace dei sensi o l’armonia con il tutto; “ho attraversato l’India in vespa non perchè cerco qualcosa, ma per andare in Autralia è di strada”.
Fabio è il ragazzo della porta accanto, lavoro, amici, fidanzata, Vespa, ma che fa delle promesse e le mantiene.
- La scelta della meta di un viaggio è spesso figlia di mille ed un motivo, come mai l’Australia?
“Per una promessa tra Amici”. Tre amici (Fabio, Federico e Luca) che si sono
ripromessi di raggiungersi in ogni luogo nel quale si spostano.
- Cosa ti spinto a viaggiare in Vespa?
“E’ stata quasi una scelta naturale, ho sempre fatto tutto
in Vespa, consuma poco, è facile da gestire e poi, avevo solo quella”.
Nel 2007, percorre tutto il cuore dello stivale con partenza
ed arrivo a Sestri raggiungendo la Puglia dal Tirreno e risalendo
dall’Adriatico. E’ la volta di Francia ed Inghilterra nel 2008; “dovevo andare
a Manchester per lavoro, persi l’aereo, quello del giorno dopo costava un
botto, il piu’ abbordabile tra 6 giorni, troppi. Ho fatto due conti da buon
ligure, la benzina, i pernottamenti, ho preso la Vespa e sono partito il giorno
dopo”. Poi il Marocco attraversando Francia e Spagna. Malta, dopo aver
attraversato tutta la penisola italiana. La Grecia ed i vari “Vespa Days”; San
Marino, Mantova, Biograd, Saint Tropez, Belfast.
“Negli anni ho girato L’Italia, l’Europa, il Marocco,
avventurandomi per un paio di volte in Inghilterra finché la noiosa e
protocollata vita lavorativa ha messo fine al mio girovagare. Per chi ama
viaggiare in moto, soprattutto in Vespa, i raduni della domenica o del fine
settimana non possono essere sufficienti a sedare lo spirito di avventura”.
Nel 2017 a 31 anni, lascia un lavoro sicuro e ben pagato,
una promessa é una promessa, si va a Melbourne. “Non ho realizzato quello che
mi accingevo a fare fino a quando una calda domenica di Giugno sono partito, da
solo. Non potrò provare mai più quel misto di paura e di ansia come quel giorno”.
“No, non ho dei riti. Di solito però si tende a partire di
mattina presto o giu’ di lì. Invece, prima di partire per l’Australia ero così
teso e preso tra ansia e paura (parto, non parto), che finita di preparare la
Vespa con bagagli e attrezzatura verso le 5 del pomeriggio, ho deciso di andare
direttamente e senza aspettare
l’indomani. Ho tirato dritto fino a Parma dove mi son fermato da amici per la
notte”.
- Si dice dei vespisti che nei loro bauletti puoi trovare
anche i “Rotoli del Mar Morto”. Hai competenze meccaniche, porti dietro con te
molti ricambi e “ferri” del mestiere?
“No, non ho grosse competenze meccaniche, mi sono allenato
prima di partire cambiando la corda della frizione più volte, sai quante corde
della frizione ho rotto per arrivare in Australia? Zero. Comunque, porto con me
i ricambi di tutto quello che è esterno al motore: cavi, candele, lampadine,
bobina, regolatore e (ho imparato a mie spese in passato) anche la leve del
manubrio. Per le chiavi tutte quelle che possono essere utili o speciali per la
vespa. Per gli altri pezzi di ricambio, rispetto all’epoca di Bettinelli (del
quale molto ho letto) basta fare una telefonata in Italia e con DHL express ti
arrivano in quasi tutto il mondo in meno di una settimana”.
- Navigatore, cartina, o cellulare?
“Se possibile uso la cartina come ho fatto in Marocco,
quando ho cominciato a viaggiare, i cellulari avevano giusto lo “Snake”. Oggi
utilizzo anche il telefono, ma lo uso come fosse una cartina digitale,
ingrandisco per scegliere il percorso e vado, senza affidarmi obbligatoriamente
al navigatore. Ad ogni modo a parte Google Maps, uso Maps.me e mi sono sempre
trovato bene. In certe occasioni prima di partire mi cerco le opinioni o i
consigli di qualche altro Viaggiatore che da poco è stato nei posti che mi
interessano, le loro informazioni sono molto pratiche e preziose”.
Italia, Austria, Slovenia, Ungheria, Romania, Serbia,
Bulgaria, Turchia, Georgia, Azerbaijan, Iran, Pakistan, India, Nepal, Myanmar, Thailandia, Malesia, Indonesia, Australia. Ventimila
chilometri e quattro mesi di viaggio prima di poter rivedere, il 10 Ottobre,
Sestri e la sua Compagna Pamela alla quale ha fatto un’altra promessa,
mantenuta; tornar da Lei in massimo 4 mesi.
“Cercando di percorrere la strada piu’ corta per arrivare a Melbourne, tanto come sempre accade ci sono deviazioni al piano originale. Difatti, l’appuntamento australiano con Luca è stato spostato a Katmandu (per la scadenza del visto australiano), così ho deviato per il Nepal. Nel mentre, si è sparsa la voce del mio viaggio; dall’Indonesia e dalla Malesia ho ricevuto tanti messaggi ed inviti per partecipare all’Asia Vespa Days e all' Indonesia Scooter Festival, così ho fatto un’altra piccola deviazione”.
“Entrare in Nepal è stato facile, non essendo in programma, mi sono semplicemente presentato al posto di frontiera ed ho chiesto l’ingresso, 25 dollari e mezz’ora dopo viaggiavo in direzione di Katmandu. La Vespa mi ha fatto un po tribolare, dopo varie prove sono riuscito ad andare, ma con la miscela al 6,5%. Devo dire a sua discolpa che nelle lunghe strade Iraniane ho viaggiato in compagnia di un altro motociclista con una Gs 1200, lui andava piano, ma per tenere l’andatura sono stato un pò troppo al limite col gas. Morale; ad un cartello che indica a destra Katmandu 120 km ed a sinistra Katmandu 60 km prendo ovviamente per i 60 km, ho grippato la Vespa nel nulla delle strade sterrate Nepalesi, da solo e nel buio totale. Mi sono poi fatto forza e sono riuscito comunque ad arrivare a Kathmandu”.
“Un’esperienza surreale è avvenuta in India, dove ho atteso che un elefante “cargo” finisse il lavoro sulla strada, come da noi potremmo attendere un camion in manovra. In Australia invece, ho visto un Koala a bordo strada sotto l’effetto allucinogeno dell’eucalipto! Oppure sempre in India, delle scimmie hanno tentato di rapinarmi ed un gruppo di locali hanno assistito alla scena ridendo. Quando poi sono arrivato in Indonesia, centinaia di persone mi chiedono l’autografo, di scattare foto assieme, interviste televisive, sono diventato una “star”, un italiano che viene dall’Italia con una Vespa italiana per il loro raduno di Vespe italiane è il top. Un bambino è persino venuto in hotel, per chiedermi l’autografo!”.
“Dell’India non ho un buon ricordo, il mio
viaggio in effetti è cambiato a Varanasi. Varnasi è la capitale spirituale
dell'India, quindi meta dei pellegrini indù che si immergono nelle acque del
Gange e fanno riti funerari bruciando pile e pile di legna con i defunti, per
poi gettarne le ceneri nel fiume. Mi sono ritrovato a fare un breve tour sul
fiume accompagnato da una guida un pò fastidiosa che, per non far mancare nulla
al mio “giro turistico”, mi ha portato infine da una anziana donna dove mi sono
visto “obbligato” ad acquistare una pila della legna di cui sopra. Avendo un
budget limitato e non volendo spendere piu’ di tanto per una cosa della quale
non avevo bisogno, sono incappato nelle ire della Signora che, con fare
arrabbiato, ha iniziato a pronunciare incomprensibili frasi e fare strani
gesti. Incurante mi son girato e sono andato via. Non sono particolarmente
superstizioso, ma il giorno seguente, scendendo le scale dell’albergo, sono
scivolato sui gradini e mi sono storto la caviglia sinistra. Ho dovuto fare
centinaia di chilometri alla ricerca di ghiaccio (rarissimo in India) e di un
ambulatorio. Guidare la Vespa implica frenare col destro e poggiare di
conseguenza il sinistro a terra per tenere tutto il peso in equilibrio. Dopo
tanta agonia trovo finalmente un ambulatorio, anche se le attrezzature non sono
proprio all’avanguardia. In India è meglio non farsi male”.
“Iran, in albergo. Mentre dormo, fa irruzione la polizia con
le torce, la luce negli occhi. Pensano che io sia una spia o una cosa del
genere. E come glielo spiego? Poi il lampo di genio, li ho invitati a guardare
la fiancata della Vespa, dove per fortuna mi sono fatto disegnare prima di
partire, una cartina con l’itinerario del viaggio. Così hanno si perquisito
dappertutto, ma hanno capito che sono solo un viaggiatore di passaggio e non un
pericolo.
In Pakistan invece (nella regione del
Belucistan forse), per garantire la sicurezza dei turisti di passaggio, si è
accompagnati per tutto il tragitto da una scorta armata. La prima notte ci siamo
fermati presso una caserma e ho dormito in una cella (non come detenuto).
Arrivati a Quetta mi hanno accompagnato all’ufficio per ottenere un foglio col
lasciapassare e sono andati via lasciandomi presso l’ufficio. Dopo 4 ore è
arrivata un’altra scorta composta da soli 2 uomini, questa volta in moto e mi hanno
accompagnano in albergo. Dall’albergo ho fretta di ripartire, ma l’albergatore
me lo impedisce. Nasce un piccolo alterco dovuto anche alla scarsa
comunicazione linguistica. A quel punto l’albergatore mi fa capire che se
voglio partire, gli devo firmare un foglio che lo esula da ogni responsabilità.
Quel gesto mi fa pensare che forse l’albergatore non è proprio uno “stolto” e
che qualche motivazione la ha. Mi calmo e resto lì fino al giorno seguente.
L’indomani, l’albergatore con fare austero mi getta davanti il giornale locale,
dapprima ritengo questo gesto un affronto, comincio ad alterarmi come il giorno
prima, finchè l’albergatore spazientito indica col dito una foto sul giornale,
è la foto della mia prima scorta. Sono morti in un attentato. Da quel punto in poi,
capisco che forse è meglio attenersi ai loro consigli”.
“Mi incontro con l’altro amico della promessa Federico, e beviamo la nostra meritata birra. Faccio giusto una toccata e fuga perchè devo rientrare in
Italia per la promessa dei 4 mesi, che stanno per scadere. Lascio la vespa lì
in Australia con l’intento di ritornarci il prima possibile con la mia Metà e
fare il tour dello stato con lei. A Melbourne intanto è arrivato anche un altro
viaggiatore che ho incontrato per strada e col quale abbiamo passato giorni
bloccati, per formalità burocratiche, alla frontiera con la Thailandia. Lui ha
lasciato la moto lì e mi ha chiesto di poter continuare il suo viaggio nella
terra dei canguri con la mia Vespa. Ho accettato, ma la Vespa che ha una
volontà tutta sua, si è opposta grippando per tre volte dopo pochi chilometri”.
- Quindi sei tornato in Italia a prendere la tua Compagna
per poi ripartire?
“In effetti si, non il giorno dopo. Ci siamo organizzati,
intanto ho fatto riparare la vespa da un meccanico del Vespa Club Melbourne ed
appena pronti ci siamo lanciati in questa nuova avventura. Intanto i miei
canali “social” sono cresciuti e sono arrivati i primi sponsor. Non sono contratti
di esclusiva, ne soldi che rimpinguano il mio conto in banca, ma attrezzature e
pezzi per la Vespa a “gratis” che aiutano comunque”.
- La tappa successiva?
“Siamo tornati in Italia però, ho spedito la vespa in Sud
America. Così appena pronti di nuovo, partiamo per arrivare ad Ushuaia”.
“In due la Vespa sicuramente risente del peso ma quando ci
si ferma è bello essere insieme a farci compagnia. Si condividono sia momenti
di piacere sia di difficoltà, dandosi una mano l’uno con l’altro”.
Ad attenderli ci sarà la fida “Mya”, la Vespa Px che lo ha
portato fino in Australia. Il nuovo viaggio sulla “rossa” inizierà appunto da
Santiago del Cile attraversando l’intero continente per arrivare ad Ushuaia e
proseguire poi in Argentina, Uruguay, Brasile e Paraguay.
“Certo di gente che gira il mondo in moto “c’è pieno”, viaggiare in Vespa però è un’esperienza quasi mistica, come se si disponesse di un passaporto supplementare o di una tessera di un club esclusivo nel mondo”. Fabio Salini.